Giacobbe Giusti, Madonna del Carmine, Pinacoteca nazionale, Siena
https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Lorenzetti
Giacobbe Giusti, Madonna del Carmine, Pinacoteca nazionale, Siena
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Giacobbe Giusti, DOMENICO di BARTOLO
Giacobbe Giusti, DOMENICO di BARTOLO
Giacobbe Giusti, DOMENICO di BARTOLO
Giacobbe Giusti, DOMENICO di BARTOLO
Giacobbe Giusti, DOMENICO di BARTOLO
Domenico di Bartolo (eigentlich Domenico Ghezzi, * um 1400 in Asciano; † um 1445 in Siena) war ein italienischer Maler der Schule von Siena.
Domenico Ghezzi di Bartolo wurde in Asciano nahe Siena geboren und war laut Giorgio Vasaris Werk Le vite dei più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani ein Neffe von Taddeo di Bartolo. Dieser war auch sein erster Lehrmeister[1]. Später scheint er auch bei Vecchiettagelernt und ihm bei der Ausführung des Werkes La Cura del Malato im Pellegrinaio-Saal von Santa Maria della Scala in Siena geholfen zu haben. Erstmals aktiv als Maler scheint er 1420 im Dom von Sienagewesen zu sein, wahrscheinlich noch als Lehrling, da er als selbständiger Künstler in Siena erstmals 1428 in der Malerzunft gelistet wurde. Er erstellte im Dezember 1434 den Entwurf des Fußboden-Sgraffitos im ersten Querschiff des Doms von Siena, der den thronenden Kaiser Sigismund darstellt. Im März 1435 malte er in der Sakristei des Domes auf Initiative von Jacopo della Querciadie Fresken Storie dei quattro prottetti di Siena, die allerdings unvollendet blieben. Sein Nachname Ghezzi wird erstmals 1437 in einem von ihm unterschriebenen Vertrag in Siena erwähnt. Um 1438 arbeitete er in Perugia, wo er Domenico Venezianokennenlernte. Spätestens ab März 1439 war er wieder in Siena, wo er abermals in der Sakristei des Domes wirkte und diesmal sein Werk vollendete (Storia di San Savino, fertiggestellt im September 1439).
1440 heiratete er Antonia di Pace Pannilini. Im selben Jahr begann er, beauftragt vom Rektor Giovanni Buzzichelli, seine Arbeiten im Pellegrinaio-Saal von Santa Maria della Scala in Siena, wo er für den Hauptteil der Fresken verantwortlich war. Dort entstanden seine Hauptwerke, bei deren Ausführung ihm teilweise Priamo della Querciahalf. Um 1444/45 begann er im Palazzo Pubblico im Sala della Cancelleria di Biccherna in Siena mit der Neugestaltung des Werkes Incoronazione della Madonna, welches 1352 von Lippo Vannigemalt wurde. Dieses wurde, wahrscheinlich aufgrund seines Todes, nicht von ihm, sondern von Sano di Pietro fertiggestellt.
Giacobbe Giusti, GUIDO da SIENA: Trasfigurazione, entrata di Cristo a Gerusalemme e resurrezione di Lazzaro
Autore | Guido da Siena |
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Data | 1270–1275 circa |
Tecnica | tempera e oro su tela |
Dimensioni | 90×186 cm |
Ubicazione | Pinacoteca nazionale, Siena |
La Trasfigurazione, entrata di Cristo a Gerusalemme e resurrezione di Lazzaro è un dipinto a tempera e oro su tela di lino (90×186 cm) di Guido da Siena, databile al 1270–1275 circa e conservato nella Pinacoteca nazionale di Siena (col n. 8 di inventario).
L’opera è dipinta su tela, un formato molto raro nel Duecento, ed è una delle primissime pitture pervenuteci su tale materia. Proviene dalla pieve di Santa Cecilia a Crevole, nel comune di Murlo.
Fu attribuita a Guido da Siena da Berenson (1936), confermato poi dallo Stubblebine (1964) e dal resto della critica.
Vi sono raffigurate tre storie di Cristo, da leggere da destra verso sinistra. La prima è la resurrezione di Lazzaro, dall’elegante composizione formale. Un gruppo di edifici a sinistra fa da sfondo a Gesù, ritratto nel gesto della parola, e agli apostoli, mentre dalla montagnola antistante Lazzaro si leva dal sepolcro ancora bendato, ma con gli occhi ben aperti, in quanto vivo. Qui gli astanti sollevano le mani sorpresi e uno di loro si tappa la bocca per il cattivo odore, un gesto che venne ripreso da Duccio di Buoninsegna nell’analoga scena sul resto della Maestà del Duomo di Siena. Curiosi sono i grandi fiori a ombrello che spuntano da un arbusto sulla montagna, così originali, ma presenti anche nel dossale di Badia Ardenga. In basso due donne si prostrano, a riempire la forma triangolare del crinale, senza invadere la metà riservata a Gesù e alla sua schiera.
Anche la scena dell’ingresso a Gerusalemme è raffigurata sfruttando sapientemente i piani in sequenza, in questo caso una serie di colli lungo i quali le persone scendono, provenienti dalla città murata sullo sfondo (stretta come un anfiteatro), tra alberelli su cui si arrampicano i fanciulli desiderosi di vedere l’avvenimento. Gesù si fa avanti in groppa a un’asina, parlando e benedicendo, mentre i fedeli si prostrano per stendere a terra mantelli e ramoscelli per facilitarne il passaggio. Lo seguono gli apostoli (se ne intravedono solo tre e altrettante aureole in secondo piano), che paiono titubanti, riguardandosi l’un l’altro.
L’ultima scena è quella della Trasfigurazione. Gesù appare in una sfolgorante mandorla raggiata tra i profeti Isaia e Mosè (i loro nomi sono scritti sopra le loro teste), mentre in basso i tre apostoli testimoni sono folgorati dalla visione soprannaturale. Essi sollevano le mani e guardano timorati verso l’alto, appollaiati su diversi speroni e radure del crinale dai colori pastello.
Giacobbe Giusti, BARTOLO di FREDI: Adoration of the Magi
Giacobbe Giusti, BARTOLO di FREDI: Adoration of the Magi
Giacobbe Giusti, SASSETTA: Ultima Cena
Ultima cena, opera del Sassetta, dalla Pala della Lana (Pinacoteca nazionale)